La transizione digitale è una delle principali priorità dell’Unione Europea che ha fissato un budget minimo per il digitale di €144,76 miliardi, pari al 20% dei €723,8 miliardi destinati al PNRR comunitario. Secondo i dati della Commissione Europea, l’Italia ha deciso di riservare alla transizione digitale quasi un terzo dei fondi del PNRR (21%) e questo la posiziona al primo posto per investimenti in termini assoluti con ben €40,32 miliardi.
La patria di Leonardo da Vinci ha deciso di spingere forte sulla digitalizzazione e rilanciare la produttività e la capacità di resilienza delle imprese, in modo da poter aumentare le capacità di investimento e i salari e uscire finalmente dalla crisi e dalla penombra della società italiana, ancora in molte aree fortemente rurale.
Il rapporto del DESI 2022 (l’indice che monitora i progressi dei paesi dell’UE per quanto riguarda la loro competitività digitale) ci dice che l’Italia ha invertito la tendenza rispetto agli anni passati, che la vedevano sempre come fanalino di coda in UE ed è tra i Paesi che non solo sono andati avanti ma lo hanno fatto anche a una velocità maggiore di altri, avvicinandosi sempre più alla media europea (anche se mancano ancora alcuni investimenti specifici) e posizionandosi al diciottesimo posto, due posizioni avanti rispetto al ventesimo ottenuto nel 2021.
CONNETTIVITÀ
L’Italia risulta essere il Paese che dedica l’ammontare maggiore di risorse alle reti (circa 6,7 miliardi) e si posiziona settima su ventisette Stati per il grado di digitalizzazione, in crescita dalla ottava posizione del 2021.
DIGITALIZZAZIONE PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione è una delle priorità più importanti del Decennio Digitale Europeo che termina nel 2030 e per questo gli stati membri stanno investendo massicciamente nei servizi pubblici digitali. Qui l’Italia rimane però ferma sulle posizioni dell’anno precedente, evidentemente la PA rimane ancora un tema scomodo per qualsiasi governo.
INTEGRAZIONE TECNOLOGIE DIGITALI 4.0
L’Italia è passata dalla decima all’ottava posizione per azioni inerenti all’integrazione dei processi aziendali e delle tecnologie all’interno di comparti produttivi e dei servizi, Industria 4.0 ha sicuramente aiutato lo sviluppo dei processi.
CAPITALE UMANO – COMPETENZE
Nodo principale da affrontare rimane il capitale umano, le competenze digitali mancanti sono il motivo principale dei ritardi nella digitalizzazione del Paese che ci posizionano come fanalino di coda in Unione Europea, al venticinquesimo posto su ventisette. Le aziende stentano a investire in digitalizzazione e innovazione per paura di non riuscire a gestirla.
La nota del MEF (Nadef) ha fotografato bene la situazione: nel 2022 abbiamo speso circa la metà di quanto era stato previsto dal PNRR, questo vuol dire che stiamo scontando diversi ritardi in progetti che dovevano essere già terminati e soprattutto, che l’Italia dovrà correre per finirli in tempo per la scadenza del 2026.
Ma saranno le competenze digitali comunque a fare la differenza in questo percorso di digitalizzazione, attendiamo quindi la razionalizzazione delle agevolazioni prevista per aprile, fiduciosi che il 2023 sarà un anno tutto in digitale.